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Il paese di pietra



BERGOLO: paese di pietra

di Claudia Patrone

Descrizione

Cos’è, la mente o il cuore a far girare il mondo? A rendere vitale, stimolante, unico e irripetibile ogni momento dell’esistenza? Quei momenti che, ti dici, ricorderai vividamente negli anni a venire? Il cuore, la mente. Natura e cultura, perenne binomio.

Qualcuno potrà pensare che sto esagerando, ma veramente succede, talvolta, che natura e cultura non siano concetti contrapposti. Insomma, non sempre ciò che si è e ciò che si diventa sono entità differenti. Dove voglio arrivare? C’è un luogo, Bergolo…. Ma forse sto correndo troppo.

Armonia. È questa la via del ragionamento. E, dicevo, esiste un luogo, nel basso Piemonte in faccia all’entroterra ligure, dove natura e cultura non si riescono più a distinguere. Ovvero: tu sali sulla collina più alta, sul crinale tra le Valli Bormida e Uzzone, e proprio non capisci se sia più l’ambiente selvaggio, più la cura squisitamente umana di un borgo, o l’una e l’altra cosa. A convincerti, a rapirti. Ormai fuse, in armonia.

Ecco. Bergolo è la prova che natura e cultura possono fluidamente coesistere. Un luogo per la mente, un luogo per il cuore.

Sia chiaro. Qui la filosofia c’entra poco. Qui stiamo parlando di un antico borgo in pietra arenaria, edificato da gente operosa, abituata alla vita faticosa dei campi, tenacemente convinta a mantenere il proprio posto assegnato dai natali in questo estremo angolo di mondo, dove le colline per una coltivazione di sussistenza richiedevano lo sforzo esagerato di un terrazzamento in muro a secco. È un fatto concreto, la pietra.

Bergolo è situato a 616 metri di altitudine sul livello del mare, che qui manda frequentemente il suo vento, scirocco o, chiamato proprio come nell’Alta Savoia francese, marin. Si sale da Cortemilia, quasi sempre, solcando versanti di noccioleti per una manciata di chilometri. Pochi chilometri che portano altrove. Si capisce subito che qui succede qualcosa.

Se arrivate un giorno qualunque trovate un borgo incantato. La domenica, d’estate, durante le feste, c’è sempre gente. E spesso musica, di ogni genere. Anche se Bergolo di abitanti ne conta appena un’ottantina. La rotonda di recente costruzione, che vi inviterà ad abbandonare la strada provinciale per entrare in paese, reca una scultura della genovese Enrica Bixio, si intitola “Il contrasto”. Sorridete? L’incrocio si burla di voi, quasi convincendovi che abbandonerete il belvedere. L’ingresso stesso all’abitato vi proietta in un tempo e uno spazio unici. La minuzia con cui i bergolesi hanno curato questo insediamento, e che negli ultimi trent’anni un’amministrazione pubblica illuminata ha riscoperto e valorizzato, parla più di qualunque scritto, più di qualunque fotografia. La pietra arenaria declinata in tutte le variabili di colore, posizione, incastro. Un’unica via, su cui si affacciano le case del paese, poche. Un pavimento lastricato, pareti antiche riportate a vista, pure la chiesa e il campanile sono stati spogliati dall’intonaco e svelati. È il paese di pietra, e tanto basta.

Ma i conti non tornano. Che ci fanno a ogni angolo quei dipinti, un bassorilievo, le sculture…? Murales. Tanti, ovunque. Beh, questa è una lunga storia. Procedete senza guida nella visita: non vi perderete. O forse sì… e c’è da augurarvelo. Lasciatevi invadere da questo ritmo lento, passeggiate senza sosta, guardatevi intorno e soddisfate ogni curiosità: qui a Bergolo troverete, in ordine sparso, opere d’arte moderna, una chiesa secentesca con pregevole pala, formaggi tra i migliori, un monumento memorial a Ezra Pound, un ambiente naturale intatto e ricco, il mondo intero evocato su una bussola, lassù, nel punto più alto. Continuiamo insieme a camminare.

Siamo al Villaggio Erica e dobbiamo ridiscendere lungo via Roma per raggiungere l’estremo opposto, dove la strada diventa sentiero e, lentamente, si arrampica sulla collina più alta, dominata dalla cappella di San Sebastiano, esempio pregevole di architettura romanica del XII secolo assai ben conservata. Per arrivarci percorreremo il crinale della collina, sferzata da un vento pieno che ci aiuterà a immergerci in un’atmosfera altamente spirituale, se avremo voglia di coglierla. Il sentiero oggi è un’antica strada carrabile (in pietra, pure questa) riportata alla luce, illuminata da un gradevole intervento di restauro. A metà salita, il memorial Pound ci racconterà di storie e luoghi lontani: arenaria, un gioco di pitture, frasi celebri, suggestioni e tradizioni rivisitate. Mente e cuore, natura e cultura a questo punto saranno perfettamente sovrapposti. Proseguendo, in direzione del cimitero, verremo catturati dalla creazione più recente dell’evoluzione bergolese: un belvedere che richiama il mondo e al mondo ritorna; di qua la Valle Uzzone, di là la Valbormida, a terra una bussola con direzioni e distanze chilometriche delle principali città del pianeta. L’essenza di Bergolo: a guardare verso Cortemilia, si vede Strasburgo e poco spostato Capo Nord; il Villaggio Erica è sulla strada per Madrid e L’Avana; la Valle Uzzone porta verso Tunisi e il Capo di Buona Speranza; Roma e La Mecca sono sulla stessa traiettoria. E questo ci farà sentire in pace.


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